Un Anacronismo Attuale
Dice il vecchio saggio: “Senza club niente Jazz”: questo è poco ma sicuro. E senza Jazz niente club?” forse si, a meno che non volessimo definire clubs quei locali che imperversano negli ultimi anni pieni di sfaccendati e bevitori tra gruppi di “cover” delle varie “hit parade” “Top 10” e la puzza di patatine fritte! Tutti gli appartenenti alla categoria dei musicisti sanno infatti che, a partire dai primi anni 90 un po’ in tutta Italia, i gestori dei vari localini censurano per sempre il jazz che aveva trovato ospitalità in quei luoghi ed esso venne sostituito da una spirale discendente che dal latin andò giù sino alle odierne “cover bands” di quartiere.
Ogni vero partito di questa musica è consapevole dell’importanza insostituibile del jazz club, luogo che si impregna dell’energia di tutti i solisti da lì passati e dei chorus lì suonati, luogo anche di incontri che non siano all’insegna del passivo “dolce far nulla” degli odierni localini e che possa essere anche “hip” per usare lo stesso slang jazzistico. Il jazz club è un nido per musicisti ed appassionati affettuosamente soprannominati ancor oggi con il termine “cats” (gatti).
Il luogo ideale per dare la possibilità a questa musica di esprimersi nella sua forma originale e cioè acustica senza il massacro dei mega impianti di amplificazioni adatti ad altre sonorità.
Questa della Scuola Musica Insieme e del suo animatore Mimmo Cafiero potrebbe sembrare un’impresa anacronistica, ma, in realtà, tutto è all’insegna dell’attualità e della necessità interiore. Vi sono delle sostanziali novità che rendono la cosa particolarmente importante, ad esempio il suo essere presente all’interno di una struttura pedagogica come la scuola dell’associazione e dunque poter dare la possibilità ai cosiddetti “new comers” di lanciarsi in concerti che non abbiano l’impegno della grande sala o del palco all’aperto dove mettere a frutto gli insegnamenti ricevuti. Ma c’è di più perchè attorno al neonato Open Jazz Club ruoteranno anche tutti i mezzi di informazione e di diffusione ad esempio un sito internet, un archivio con home pages dei vari jazzisti siciliani e, più avanti, anche la possibilità di fare registrazioni live a prezzi politici. Alcuni ci diranno che ci sono progetti musicali che richiedono un ascolto più serio ed impegnativo di quello del jazz club stile festival o auditorium, certo lo sappiamo, ma non dimentichiamo che il jazz club rappresenta un fattore vitale diremmo quasi fisiologico importantissimo nell’economia della vita di un musicista di jazz e non intendiamo economia come possibilità di grandi guadagni bensì la possibilità di poter rodare progetti, farli crescere, sperimentare, incontrare nuovi musicisti e trascorrere i periodi in cui non si viaggia in giro senza cadere in una nera depressione dovuta all’impossibilità di trovare nemmeno una “small gig”(un piccolo ingaggio) che non sia il piano bar o i matrimoni e triunfi vari: a proposito, forse nemmeno quelli esistono più.
Gianni Gebbia – gennaio 1998